Il racconto di una storia scandita dall’amore e dalla passione, esplorando il ciclismo di Roberta Caferri in lungo e in largo.
1 aprile 2018 - Avete presente il desiderio di prendere la bici e di iniziare a pedalare senza meta e senza tempo? È quello che abbiamo provato conoscendo Roberta Caferri, che, una volta saliti in sella, ci ha trasportati in un bel viaggio attraverso il suo ciclismo in lungo e in largo, facendoci esplorare il grande amore che riempie la sua vita e che le fa superare fatiche e ostacoli - anche quelli che purtroppo deve evitare sulle strade che percorre giornalmente.
Classe 1999, con Roberta abbiamo fatto tappa un po’ dappertutto, parlando di sport e di sicurezza, di lunghe trasferte e di paesaggi, di pianti e vittorie, di amore....
“La mia passione per la bici nasce grazie a mio papà, ha sempre corso in bici fin dall'età di 15 anni e ha trasmesso questa passione non solo a me, ma anche a mio fratello più piccolo... anche se da bambina amavo il pattinaggio e fin da piccolissima il mio più grande sogno era quello di diventare Carolina Kostner, atleta che ammiro tantissimo.
La decisione fatale
Un giorno, però, mio padre ebbe la proposta di fare il ds in una società ciclistica della città di Aprilia, poco distante da casa, ogni sabato prendeva l’auto e andava ad allenare i bambini che avevano la mia stessa età (8 anni) in un parco della città. Un giorno gli chiesi se potevo andare anche io e da lì non sono più scesa dalla sella....
Pattini e bicicletta
Il pattinaggio per un po' ho continuato a praticarlo poi dopo la categoria esordienti ho deciso di dedicarmi solo al ciclismo anche perché i sacrifici, sia da parte mia, che dei miei genitori, erano veramente tanti.... Sicuramente tornerò a pattinare, i primi amori non si scordano mai....Ho sempre amato tutto lo sport e continuerò ad amarlo ogni giorno della mia vita.
Le lacrime di un corridore...
Una parola che associo al ciclismo è “lacrime”.... Le lacrime penso che rappresentino al meglio questo sport... (e non solo). Rigano il viso di un corridore, purtroppo, spesso durante momenti non belli, in quelli dove pensa di mollare tutto, quando non ce la fa più, quando non ha raggiunto il massimo, dopo una caduta, nel dolore, rappresentano i rimpianti che può avere alla fine di una gara o di una stagione. Ma sono sempre lacrime quelle che si possono vedere sul viso, invece, di chi ce l’ha fatta, di chi di rimpianti non ne ha, di chi ha vinto, di chi riesce a vincere con se stesso, di liberazione - così dico sempre e sono convinta - che un corridore almeno una volta in carriera si è “liberato” di queste lacrime.
... e le mie
Io ne ho versate tante in questi anni, e continuerò a versarne altrettante. Ogni volta che ripenso alla vittoria del regionale toscano dello scorso anno mi escono le stesse lacrime di quel giorno, rivivo lo stesso pianto di quegli istanti dopo l’arrivo, le stesse emozioni, perché anche se per tanti è un piccolo risultato per me è stato enorme, ed è lì che ho capito il significato che hanno le lacrime nel ciclismo.La vittoria è quello che ogni atleta sogna, il pensiero che ti spinge a montare sulla bici ogni giorno e ad allenarti per farcela, anche se sai che le probabilità di alzare le braccia al cielo sono basse, ma un corridore ci spera e ci crede sempre, è quella che ti provoca la felicità....
I momenti bui e lo stimolo per andare avanti
I momenti bui purtroppo ci sono e sono molti, si cerca di prenderli con tranquillità e affrontarli con il sorriso, anche se magari da sorridere c’è ben poco....Amo leggere i libri e uno dei miei autori preferiti è Bisotti, lui in uno dei suoi libri scrive: "Ti diranno che la felicità non esiste. Tu vattela a prendere la tua felicità. E se ogni tanto sparirà ricordati che l’hai conosciuta e che saprà tornare se non ti stanchi di guardare avanti"...Quando penso di non farcela mi ripeto questa frase e vado avanti....
La vittoria più bella... con dedica!
La mia vittoria più bella, penso si sia capito, è stata quella del regionale toscano dello scorso anno. Vincere è stato un qualcosa che non si può descrivere, indossare quella maglia è stata un’emozione fantastica.... Quella vittoria è stata l’occasione per poter fare delle dediche a tutte le persone che mi hanno dato l’opportunità di crescere e di arrivare fin qui, a tutti i direttori sportivi che ho avuto, a tutti i/le compagni/e di squadra e a tutte le persone che mi vogliono bene, dal meccanico della mia città, sempre disponibile, ai ciclisti della mia zona che spesso incontro durante i lunghi allenamenti che con la loro compagnia mi aiutano a farli sembrare meno pesanti e, in ultimo, ma non per ultimi, ai miei genitori e a mio fratello che mi hanno sempre assecondata consentendomi di fare lo sport che mi piace.
La bicicletta, il paesaggio...
Amo ammirare i paesaggi, ma come si sa, in bici per la maggior parte del tempo si fatica e dei bei paesaggi ci si ricorda ben poco, praticamente nulla.
Sicuramente tra le migliaia di km in macchina fatti per andare alle gare, che, vi assicuro, da Roma sono veramente troppi ogni domenica, sono riuscita a catturarne molti, e tanti di questo non li scorderò mai....
...e una cartolina
Il più bello è stato quello della Versilia lo scorso anno mentre con la mia famiglia tornavamo da Sanremo. Le Alpi Apuane avevano creato un gioco di luci che avevano dipinto il cielo di viola, qualcosa di straordinario... sullo fondo ricordo la luna piena che poche ore dopo avrebbe illuminato la notte.
Un cassetto pieno di sogni per una vita senza rimpianti
Ho il cassetto pieno di sogni (sicuramente come ogni ragazza della mia età) e mi stoimpegnando al massimo per tirarne fuori più di qualcuno… se così non sarà non avrò rimpianti perché in tutte le cose che ho fatto e che farò ho messo il massimo impegno e lo e metterò sempre.
Il piano B
Sicuramente quando non correrò più vorrei rimanere nel mondo del ciclismo, magari in altre vesti... mi piacerebbe diventare la massaggiatrice di qualche squadra.
Il ciclismo: uno sport per pochi
Fin da piccola mio padre mi ha fatto capire che il ciclismo è uno sport per pochi, mi portava a vedere alcune corse, tra cui Capodarco e quella di Montappone (che per di più mi passava sei volte sotto casa nelle Marche) riservate alla categoria dilettanti. Lì ho capito quanta tenacia e forza può sviluppare un ragazzo, lì ho provato mille emozioni, soltanto guardandole. Ora, ogni anno, ci vado di mia spontanea volontà....
Immagini impresse
Ci sono scene e immagini di quelle gare che sono impresse dentro di me che probabilmente non dimenticherò mai perché hanno influito molto sul mio modo di vedere le cose anche non ciclistiche.Una tra quelle che ricordo meglio è stata il 17 agosto di qualche anno fa, durante la corsa di Montappone, un ragazzo - avrà avuto 20 anni, forse anche meno - che faceva parte dei primi, all'ultimo passaggio sulla salita di Monte Giorgio ha rotto la catena... mi sono rimasti impressi solamente i colori della sua maglia, la rinomata 'Zalf' e le sue lacrime, lui seduto ai margini di un marciapiede con le mani in testa. Io avevo forse 10 anni e molte cose non potevo capirle, ma a ripensarci oggi quelle lacrime rappresentavano la delusione e, forse, qualche sogno finito chi lo sa....Con altrettanta chiarezza, ricordo invece la voglia di un altro ragazzo che, sotto il muro di Capodarco - l'ultimo, a causa di un problema al cambio si è tolto gli scarpini e con la bici in spalla ha iniziato a correre, solo per provare la gioia di passare sotto quello striscione.
L’utilità di mettere in risalto anche le piccole vittorie
I media e la TV mettono in risalto solo il primo, raramente viene ricordato il podio delle gare... e mai il gruppo fatto di tanti/e ragazzi/e, ognuno con la propria storia con i propri sogni, con le proprie disavventure, le proprie vittorie, spesso costretti a viverle in silenzio e invece sarebbe bello secondo me farle conoscere a tutti quei ragazzi che cominciano a fare sport, qualunque esso sia, sarebbero utili a far capire che oltre al successo e alla vittoria ci sono altre mille cose belle.
Una vita senza bici?!
Ogni tanto mi capita di pensare alla mia vita senza bici, è però un pensiero che passa veloce, perché nella mia famiglia ruota tutto in torno ad essa. Tra organizzazione degli allenamenti, gestione delle corse con mio fratello in modo che ogni domenica i miei genitori potessero essere presenti alle gare di entrambi, ai moltissimi km di macchina annui che mi mancherebbero, le bici in salotto e ruote sparse per casa, nonna che non sa mai che cucinare a pranzo a causa della dieta, e 25 ore su 24 i discorsi incentrati sul ciclismo... quando si porrà questo “problema” lo risolverò.
Che viaggio bellissimo, il ciclismo!
Questo è il mio primo anno da elite con la Born to Win a Loreto ????... Ho corso da giovanissima con la punto bici Aprilia, poi da esordiente primo anno con l’ASD Elecci, da esordiente secondo con la GSC Latinense, da allieva con la ciclistica Marina di Cecina e da junior con l’ASD Vallerbike.
Mi auguro di avere la possibilità di poter correre ancora qualche anno, così da poter raccontare ancora qualche altro momento di questo bellissimo viaggio che sto vivendo grazie al ciclismo.
Mi piace molto chiacchierare e raccontarmi. Spero di non aver annoiato nessuno con parte della mia vita.”
Sei stata nominata da Giada Capobianchi con la seguente motivazione:
“Vorrei nominare Roberta Caferri, un’altra ragazza laziale, nonché mia amica. La conosco da quando ero una giovanissima, ma ci siamo avvicinate di più quando abbiamo iniziato entrambe a fare le gare femminili. È una ragazza molto simpatica e socievole; delle volte usciamo in allenamento insieme, quando è possibile, ed è sempre un'ottima e piacevole compagnia.”
Cos’hai pensato appena ti abbiamo contattata e cosa ti ha portato ad accettare la nomination?
Inizialmente non ho capito molto bene, poi mi sono sentita lusingata e felice per l’opportunità, ringrazio Giada per questo. Non conoscevo la pagina, poi entrando su facebook ho notato subito una grande professionalità e importanza nel lavoro che state facendo per il ciclismo femminile e ho accettato.
Quanto conta coltivare un’amicizia e contemporaneamente condividere la grande passione per le due ruote?
Conta veramente tanto, in primis l’amicizia è una delle cose fondamentali per me, sia nello sport, che nella Vita. E poi è un qualcosa di speciale, che lega due persone oltre ogni cosa. Nello sport molte volte le tue amiche, o la tua amica del cuore, non sono o non è nel tuo stesso team ed è per questo che si dice che "l’amicizia va oltre il colore della maglia". Questa è una frase così breve, ma così significativa, che ci permette di capire nel profondo quanto i sentimenti prevalgano su tutto. Nello sport incontrerai persone che resteranno solamente colleghe, altre che, invece, resteranno nel tuo cuore, nella tua mente, con momenti indelebili. Persone con cui continuerai a condividere una vita, Amiche che potrai chiamare Sorelle.Sicuramente pedalare accanto ad un amica è tutta un’altra cosa, ci parli, ti capisce... ti aiuta. A volte basta poco per trasformare la fatica in piacere e sicuramente con le persone giuste accanto ci si riesce.
Se Carolina Kostner è il tuo idolo sui pattini, chi è quella/o in sella alla bicicletta?
Sicuramente il mio idolo in sella è la grandissima Giorgia Bronzini. La seguo da quando ho iniziato a pedalare e ho Sempre tifato per lei. Spero un giorno di poter gareggiare con lei.
Mettendo a confronto il pattinaggio e il ciclismo: cosa li accomuna e cosa li divide?
Sicuramente ciò che li accomuna sono il grande sacrificio e la passione che servono per fare due sport così belli, ma così faticosi... Non parlo solo di fatica fisica, ma più di forza mentale. La forza di chi cade e si rialza, di chi vince e sale sul vagone del successo senza fermarsi più. Accomunati, purtroppo, dalla poca importanza che viene data a questi Atleti dai media, giornali e social nel mondo. Allo stesso tempo così distanti... in uno serve grinta, per noi femmine nel ciclismo serve essere, in alcuni momenti, un po’ maschiacci e bisogna sapersi difendere, sudare sui pedali, mentre, nel pattinaggio serve grazia, tranquillità, trucco e pettinature a pennello e sicuramente danzare sui pattini come una farfalla.
Hai definito il pattinaggio il primo amore che non scorderai mai. E se ti dicessero di dimenticarlo perché è il secondo che conta, cosa risponderesti?
Senza dubbio che anche se è uno sport che ho praticato in passato, ciò che ho vissuto sui pattini nessuno lo potrà mai cancellare. Il ciclismo sicuramente è quello che ho scelto di fare e che mi sta regalando tanto, esperienze di sport e di vita.
Scrivendo la tua storia, hai nominato spesso l’amore... cos’è per te?
Per me l’amore è qualcosa che appartiene ad ognuno di noi, magari in modo diverso, ma quando si dice amore è sicuramente qualcosa che fa sorridere. Quando dico amore è perché sono felice, la parola mi riporta subito alla mente il colore rosso acceso di un cuore che batte. Batte in modo insistente perché ha voglia di vivere. L’amore è quella cosa che colora l’esistenza. L’elemento strettamente collegato è il cuore, che ricollegandolo con lo sport, è ciò che serve ad un atleta... come si dice: "Testa, CUORE, Gambe".
A quali discipline ti dedichi e cosa ti piace di ciascuna?
Negli ultimi 2 anni mi sono dedicata solamente alla strada, sia per l’amore che provo per questa disciplina, sia per motivi logistici.Ho iniziato a correre da giovanissima in mtb e ho praticato qualche anno di pista nelle categorie giovanili, ma solamente per allenamento. Ultimamente, non ho potuto più praticarla perché la pista più vicina a casa è distante 100 km e mi rimane difficile da conciliare con la scuola. Spero di avere l’opportunità di riprendere questa specialità dalla fine della scuola.
Ci racconti la tua vittoria più bella al Regionale Toscano? Te l’aspettavi?
Il regionale toscano è stata una vittoria molto inaspettata. Battere Vittoria Guazzini (campionessa del mondo su pista e atleta che stimo moltissimo) vincitrice assoluta, due giorni prima, di una corsa open è stato molto emozionante. Erano 4 anni che sognavo questa maglia, l’anno prima c’ero andata molto vicina e finalmente, invece, per la prima volta, la maglia Toscana parla romano.
Crescendo in una famiglia di appassionati hai avuto modo di conoscere tanti particolari di questo sport e certamente di confrontare la tua esperienza con quella di tuo fratello. Tra il mondo delle due ruote maschili e quello femminile, hai notato più similitudini o differenze? Quali?
Sicuramente la mia famiglia mi sta aiutando molto, la loro presenza è fondamentale per praticare uno sport così. Molte volte, quando pensi di mollare ti aiutano ad andare avanti e crederci fino alla fine. Mio fratello Marco è il mio punto di riferimento, quest’anno esco più spesso in bici con lui e mi dà forza, ci aiutiamo molto.Sicuramente la mia famiglia mi sta aiutando molto, la loro presenza è fondamentale per praticare uno sport così. Molte volte, quando pensi di mollare ti aiutano ad andare avanti e crederci fino alla fine. Mio fratello Marco è il mio punto di riferimento, quest’anno esco più spesso in bici con lui e mi dà forza, ci aiutiamo molto.Il ciclismo femminile rispetto a quello maschile è totalmente diverso. Quello femminile è difficile, quello maschile forse quasi impossibile, è un qualcosa di estremamente spettacolare, ma che allo stesso tempo già dalla categoria allievi ti “consuma” ti toglie il tempo per gli amici e lo studio, cose che per un ragazzo di 14 anni sono fondamentali perché i km da fare sono tanti, per non parlare delle categorie superiori. È uno sport per pochi, anzi pochissimi e questi ragazzi vanno aiutati a crescere bene. Il ciclismo femminile è qualcosa di magnifico. “Una ragazza che corre in bici?!” È questa l’esclamazione dei passanti o la reazione che hanno quando ti chiedono “Che sport fai?”. Il ciclismo femminile va coltivato. Aiutiamo a crescere questo movimento!
Vittorie e risultati sono solo una parte degli elementi che compongono il grande puzzle del ciclismo. Ma quando i pezzi non coincidono perfettamente, come si fa?
Quando i pezzi non coincidono bisogna impegnarsi per farli coincidere. Tra qualche lacrima e qualche sorriso si va avanti, dopo la tempesta c’è Sempre l’arcobaleno ad illuminare il cielo.
I tuoi appuntamenti ciclistici ti fanno trascorrere ore in auto per spostarti dalla provincia di Roma. Chilometri che influenzano sia la tua vita che quella dei tuoi e che oggigiorno non sono certo alla portata di tutte le famiglie. Come si dovrebbe cercare di risolvere questo problema?
Sicuramente i km da fare sono tanti..., anzi tantissimi ogni settimana. Lo scorso anno sono stati circa 30000, senza contare i viaggi in treno. Influenzano un po' la vita di tutti e, fortunatamente, i miei genitori hanno la possibilità di farmi vivere questa bellissima esperienza di vita. Mi rendo conto che però i sacrifici sono tanti, sia a livello di tempo che a livello economico.Non so se c’è qualcosa che si può fare per risolvere questo/i problema/i, ma sicuramente da parte delle squadre si potrebbe iniziare a credere un po’ in più nelle ragazze del Sud.
Anche se i problemi delle corse passano, non sono gli unici che abbiamo nelle circostanze di Roma... gli allenamenti sono quasi impossibili, sia per il traffico che per le strade disastrate su cui siamo costretti ad allenarci.
Traffico e strade dissestate
Ultimamente uscire per le strade di casa sta diventando impraticabile, dopo la "nevicata" di febbraio le strade su cui mi alleno sono diventate impossibili da percorrere. Distrutte dalle buche e con le auto che preferiscono mettere sotto noi ciclisti pur di evitare i fori. Non parlo di buche, ma parlo di crateri... Sì, veri e propri crateri! Sono alti circa 50 cm in alcuni punti. Provare per credere! È una situazione che ci sta mettendo a dura prova, per trovare un circuito su cui allenarmi una volta a settimana mi sposto di circa 90 km da casa con l’auto... gli altri giorni mi cimento in queste situazioni alquanto pericolose, ma ormai ci stiamo abituando. Questo penso sia un altro motivo per il quale il numero di ciclisti in queste zone sta diminuendo.Il traffico è sempre stato un problema, aumenta di settimana in settimana e sicuramente la situazione delle strade non aiuta molto. Ma tra auto che ti tagliano la strada e tir che ti sfiorano si spera sempre di tornare a casa sani e salvi. A raccontarlo può sembrare quasi fantascienza, ma purtroppo nella periferia di Roma è così.Voglio però dire che spero con tutta me stessa che almeno la situazione delle buche si risolva presto, perché voglio continuare a praticare questo magnifico sport e ad allenarmi nella città eterna, Roma! Davvero, pedalare in questa città e nei pressi di essa è bellissimo ed unico!
Lo sport rappresenta per i giovani un’occasione per crescere e mettersi alla prova, ma anche un’alternativa alla “cattive” strade e abitudini. Credi che il ciclismo, così com’è oggi, sia al passo delle nuove generazioni? Se non lo è, a che punto si trova?
Sono d'accordissimo sul fatto che il ciclismo sia un’alternativa alle cattive strade. Non credo, però, che sia al passo delle nuove generazioni o almeno lo credo in parte. Sicuramente ci troviamo in un'epoca dove le tecnologie e le biciclette sono all'avanguardia, ma per quanto riguarda l’attirare i giovani un po’ meno. Il punto cardine è la difficoltà per i ragazzi di organizzare la loro giornata, la scuola purtroppo non mette in condizioni di poter praticare uno sport che richiede tante ore di allenamento e molta fatica oltre che fisica, mentale e orari e diete da seguire quasi obbligatoriamente.Poi sono del parere che i ragazzi d’oggi (purtroppo) sentono il "bisogno" di stare attaccati ad un telefono o davanti ad una televisione. Colpa della poca educazione allo sport nelle età giovanili, questo li porta a non volersi applicare, a chiudere le menti e non essere abituati alla fatica. Credo che pochissimi siano disposti a lasciare da parte ciò che è la loro vita "normale" per lanciarsi nella libertà più totale.Un modo per incoraggiare i ragazzi ad intraprendere uno sport ed uno stile di vita, torno a ripetere, è promuovere questo movimento sin dai piccolissimi e informare i genitori, dando la possibilità quanto meno fino alla categoria esordienti di potersi allenare in circuiti chiusi al traffico. Senza dimenticarsi di continuare a portare avanti la sicurezza sulla strada, più sicurezza c’è, più persone si sentiranno parte di questo bellissimo mondo, quello delle due ruote.Il ciclismo è uno sport che molte persone amano, ma che poche praticano, secondo me proprio per la poca sicurezza stradale.
Cos’hai studiato e di cosa ti occupi?
Sono all'ultimo anno del corso di biotecnologie sanitarie all'Istituto Cavazza di Pomezia. Spero in un futuro di poter rimanere nel ciclismo, magari in altre vesti.
Il 2018 è il tuo primo anno tra le élite nel team marchigiano Born To Win. Il salto di categoria cosa significa per te e cosa ti aspetti da questa stagione?
Sì, quest'anno correrò il mio primo anno da elite, ma sarà solo un anno di transito perché per il momento mi sto dedicando principalmente alla scuola.Non mi aspetto molto da questa stagione, ma sicuramente nella seconda parte vorrei essere protagonista. Per ora, nel mio piccolo cercherò di aiutare la squadra come meglio posso.
A proposito di stagione? Qual è la tua preferita?
La mia stagione preferita è senza dubbio la primavera, mi piacciono i molti fiori e l’arrivo delle belle giornate che sono né troppo calde, né troppo fredde, gli alberi colorati e il vento fresco che la sera soffia nelle vie della città.
Hai parlato di sogni nel cassetto... tra i tanti, quale tirerai fuori per primo come donna e come ciclista?
Ogni ragazza ha il cassetto pieno di sogni.... I sogni preferisco lasciarli chiusi lì, sono scaramantica????.Sicuramente come obiettivo ciclistico ho quello di potermi togliere qualche soddisfazione per potermi mettere in mostra e magari chissà, un giorno, di poter fare qualche bella esperienza all'estero.Come donna sicuramente, è quello di crearmi una famiglia ed avere un lavoro che mi piace.Credo che non ci sia Niente di più bello.
La tua nomination (possibilmente avversaria) e la motivazione…
Nomino Federica Severi, non solo una mia ex compagna di squadra, ma un’amica fantastica, una sorella!
La nomino perché penso che non ci sia un’altra persona alla quale sono così legata e con cui ho vissuto così tante esperienze, sia ciclistiche che di vita. Ci sentiamo ogni giorno anche se corriamo con due maglie diverse ed è qui che torna "l'amicizia va oltre il colore della maglia".
Ilenia Milanese
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