28 marzo 2018 - Una richiesta d’amicizia su Facebook ci ha spalancato le porte di un mondo di passione ed è stata il semplice inizio di quella che si è rivelata per noi la scoperta di Giada Gambino.
Foto di campioni e di ritagli di giornale, post di notizie, commenti, tante piccole e grandi figurine appiccicate su quello che si può definire l’album di un’Amore... con la A maiuscola.
Alla nostra richiesta di condividere con noi la sua storia la sua premessa è stata: “In realtà per scrivere tutta la mia storia ci vorrebbe un libro, hahaha”.
Eh sì, questo è l’avvincente riassunto del libro che ha come protagonista una ragazza quattordicenne che vive a Palermo...

“È iniziato tutto per caso, anche se penso sia stato il destino… Ero in macchina, mi stavo dirigendo verso l'hotel di Trabia dove alloggiava la Bahrain Merida durante il Giro 100, quando improvvisamente mi vennero in mente dei ricordi.

Un bel viaggio tra i ricordi...Luglio 2015.
Mi trovavo in Francia con la mia famiglia, quando decidemmo di andare ad una tappa del Tour de France; non sapevo esattamente cosa fosse il ciclismo, né tanto meno chi fosse Vincenzo Nibali, fatto sta che insieme a mio padre preparai uno striscione per lo Squalo dello Stretto.Quel giorno diede una svolta alla mia vita, vidi passare Vincenzo Nibali per una frazione di secondo, ma l'attesa e il clima di festa, mi fecero innamorare di questo sport.

Al rientro in Sicilia, davanti ad un'edicola, l'occhio mi cadde su una gazzetta dello sport, sulla prima pagina c'era scritto “Vincenzo Nibali, l'ebbrezza della fuga << Devo lasciare un segno >>”.

Un articolo e l’incontro.
Comprai la gazzetta e, qualche giorno dopo, incollai quell’articolo in un quaderno. Da lì, da quell’articolo, sarebbe iniziato il mio viaggio nel mondo del ciclismo.
Un anno dopo incontrai Vincenzo a Messina durante un evento organizzato dall’Enel e grazie ad una ragazza, che aveva vinto un concorso, riuscii a parlargli e a fargli vedere quel quaderno, che nel corso del tempo era diventato pieno di articoli, riflessioni e foto. Vincenzo lo sfogliò e alla fine mi disse: “Ancora ci sono pagine vuote, quindi potrai continuare ad incollare articoli”.

Non so come voi avreste interpretato queste parole, ma io pensai che fosse un invito per continuare a seguire lui e il ciclismo. Quella giornata con Vincenzo si concluse con un abbraccio che, definitivamente, fece decollare la mia passione per il Ciclismo.

Dodici anni e la scrittura
Nei giorni seguenti iniziai a scrivere nella mia pagina Facebook storie di ciclismo, raccontando le mie esperienze, il mio modo di vedere il mondo delle due ruote. Inaspettatamente, si presentò l’opportunità di scrivere per un giornale online: Sportfair. Lì iniziai a raccontare il mondo del ciclismo visto da una dodicenne. Scrivere di questo sport mi emozionava; le parole, se lette attentamente, riuscivano a far trasparire le mie emozioni.

L’intervista a Giovanni Visconti
Nel Dicembre del 2016, incontrai una persona che mi diede una grande opportunità. Infatti, dovevo ancora compiere tredici anni, quando intervistai Giovanni Visconti che, a breve, sarebbe passato al team Bahrain Merida, insieme a Vincenzo Nibali. Quel giorno, durante l'intervista, rimasi colpita dalla sua personalità e dal suo modo di essere. Penso che Visconti sia una persona straordinaria, dolce e gentile. 

L’incontro con Damiano Caruso
Il 10 Gennaio 2017 incontrai Damiano Caruso il giorno della sua partenza per il Tour Down Under. Avevo molte curiosità e domande da fargli sul suo percorso ciclistico, ma ci soffermammo sul racconto delle Olimpiadi di Rio e dell'amaro ricordo, per entrambi, della caduta di Nibali. Anche di questo incontro conservo un bel ricordo, grazie al modo scherzoso e a tratti timido del ciclista ragusano.
La comunicazione attraverso i social network In onore del compleanno di Giovanni Visconti  (stesso giorno della nascita di Marco Pantani) creai su Facebook un gruppo “Fan Club Giovanni Visconti” per sostenere insieme ad altri tifosi il campione siciliano.
Qualche giorno dopo fui contattata dal suo Fan Club di Capaci, vicino Palermo, per andare ad una iniziativa in cui si sarebbe consegnata la cittadinanza onoraria proprio a Giovanni.Internet, se usato in maniera corretta, riesce ad essere un grande mezzo di comunicazione che, come in questo caso, riesce a dare sostegno ad una persona e connettere persone con le stesse passioni.

La data più triste del viaggio
Poi, il giorno più triste del mio viaggio nel Ciclismo. La caduta di Vincenzo Nibali durante le Olimpiadi, che mi aveva fatto piangere, in confronto era una sciocchezza. 22 Aprile 2017, come dimenticare questa data? Il giorno in cui un’aquila, che si stava facendo il suo giro quotidiano mattutino, ha smesso di battere le ali. Non era un'aquila qualsiasi, era l'aquila di Filottrano: Michele Scarponi.
Pronunciare il suo nome mi fa sempre sorridere, forse perché lui lo faceva sempre. Michele, il giorno seguente, sarebbe andato in Sicilia in ritiro e avrei avuto il piacere di intervistarlo. Questa notizia mi scosse molto, fu un grande lutto per il mondo del ciclismo e, ancora adesso, qui, non posso far altro che pensare e ricordare il mitico Scarpa.

Il centesimo Giro d’Italia
Come dicevo, tutti questi ricordi mi passavano per la mente, mentre mi trovavo in macchina andando verso l'hotel di Trabia, dove alloggiava la Bahrain Merida. Arrivata incontrai Alex Carera, uno dei Manager del Team (il suo ruolo all’interno della squadra mi affascina molto), Pellizotti e Gasparotto. Qualche minuto più tardi arrivò Giovanni Visconti, lo salutai affettuosamente e lui mi rassicurò dicendo “ora Vincenzo arriva”. Dopo un po' arrivò lo Squalo dello Stretto e, dopo un’intervista dietro l’altra, riuscii a salutarlo e a scambiare qualche parola.Quindi in successione, un giorno dopo l'altro, partenza da Cefalù e Etna, Pedara e arrivo a Messina. Furono due giorni di festa e felicità, che una volta finiti iniziarono a mancarmi.

Il regalo speciale
Ma la malinconia fu superata, quando ad Agosto mio padre mi regalò la mia prima bicicletta da corsa e iniziai, sulle strade del Trapanese, dove vado al mare, a fare i primi chilometri e le prime salite.
Tra la scrittura e la bicicletta Scrivere di ciclismo è una cosa molto bella, andare in bici ancora di più, fare entrambe le cose ti fa vedere il ciclismo da più angolazioni. Guardare le gare in televisione e seguirle appassionatamente, ti regala tante emozioni grazie a tutti i ciclisti e i campioni che rendono questo sport unico.
Due eroi, una ragazzina e la sua grande passioneQuesta mia passione, che è iniziata nel 2015 e che continua a crescere, è legata a due persone, i protagonisti della mia storia nel ciclismo: Vincenzo e Giovanni, grandi corridori, forti, coraggiosi ed umili che, senza volerlo, sono diventati gli eroi di una ragazzina.”

Cos’hai pensato appena ti abbiamo contattata e cosa ti ha portato ad accettare di raccontarci la tua storia?
Quando mi avete contattata sono rimasta sorpresa. La mia storia, seppur breve, è ricca di aneddoti ed esperienze di diverso tipo. 
Allora è vero che anche gli eroi vanno in bicicletta! Sei mai uscita per pedalare insieme a loro?A Gennaio sono uscita con Giovanni Visconti, insieme ad altri tifosi, a Palermo, la mia, oltre che la sua, terra. 

Ti sei mai sentita eroica per qualcuno?
Sinceramente no, ma per me stessa sì. Ogni qual volta riesco a raggiungere obiettivi che mi sono prefissata, nella vita come nello sport. Essere un eroe per qualcuno è una cosa senz'altro bella, ma io non lo sono mai stata; e poi... da grandi poteri derivano grandi responsabilità.

La bicicletta per te è: ... completa come vuoi tu.
La bicicletta per me è libertà, divertimento, sofferenza e la continua ricerca del proprio essere, poiché il ciclismo ti porta a conoscerti. Conoscere i tuoi limiti e i tuoi punti di forza.

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Prima di salire in sella, hai iniziato a conoscere e a vivere il ciclismo da “turista per caso”. In cosa ti senti uguale a quando sei partita e in cosa, invece, sei cambiata?
Sono cambiata in tutto. Il mondo del ciclismo mi ha cambiata, credo in meglio. Grazie a questo sport e alle continue opportunità che mi si sono presentate, come: le interviste a grandi del ciclismo o a figure importanti di questo sport; la persona timida che era in me, mano a mano, se n'è andata, portandomi ad essere più intraprendente. Inoltre, sono quasi passati tre anni da quando mi sono avventurata in questo sport e mese dopo mese ho iniziato a conoscere tutti i lati del ciclismo, anche quelli negativi.

In questo viaggio nel mondo delle due ruote, quali sono le tappe che hai programmato di fare?
Non ho tappe programmate. In questo caso mi piace essere un po' come Vincenzo Nibali; cogliere l'attimo, ascoltando il mio istinto, e andare in fuga.

Conoscere questo sport da spettatrice e da scrittrice ti ha aiutata poi quando hai iniziato a pedalare?
Se sì, per cosa e in che modo?Sì, anche se ancora non faccio grandi distanze e non seguo un allenamento ben preciso, conoscere parte della storia del mondo del ciclismo mi ha dato davvero tanto. Quando sono in bici mi succede una cosa strana, anche se bella, mi medesimo in Vincenzo Nibali (d'altronde è lui il mio idolo) e mentre pedalo nella mia mente scorrono le immagini di un suo attacco, di un suo scatto e cerco di ripeterlo. 

Com’è stato ricevere in dono la tua prima bicicletta da corsa?
Ci racconti la tua prima uscita?Meraviglioso. Non ci sono altri aggettivi. La mia prima uscita è stata alquanto strana. Dovevo ancora ben capire come dovevo utilizzarla, ero abituata ad una MTB, non capivo come funzionassero le marce, come dovevo mettermi. La prima uscita è stata più una scoperta del mondo della bici da corsa, che un'uscita vera e propria. 

La tua avventura nel mondo del ciclismo maschile, ti ha dato modo di conoscere anche quello femminile? Se dovessi confrontarli, cosa metteresti sui piatti della bilancia? 
Sì. Il ciclismo maschile e femminile sono due realtà diverse, ma allo stesso tempo molto simili. Il ciclismo maschile è quello più sentito e seguito, ma entrambi sono molto belli. Le emozioni che un ciclista ti fa provare sono uguali a quelle di una ciclista. Però penso che il ciclismo femminile sia un mondo un po' complesso, considerando che questo sport è maschilista, come d'altronde il nostro pianeta.
Il ciclismo è uno sport nazional-popolare con il grande potere di unire le persone al proprio territorio e di far muovere la macchina del settore terziario capace di attirare il turismo, tanto importante per l’economia del nostro Paese.

Pensando al momento economico e sociale che stiamo vivendo, quali altri poteri ha il movimento delle due ruote?
Promuovere salute e benessere, attraverso uno sport sano. Far capire alle persone l'importanza di una squadra, perché il ciclismo visto da occhi molto esterni potrebbe sembrare uno sport individuale, ma non lo è completamente. Soprattutto ha il potere di far viaggiare le persone per vedere le diverse gare, ma anche farle sognare, attraverso le imprese di tutti i ciclisti moderni. Perché sognare sembra una cosa semplice e scontata, ma non lo è affatto.
 
A proposito di territorio, ci hai accennato dei tuoi primi chilometri percorsi nel trapanese. Quali sono i tuoi luoghi preferiti e perché lo sono? 
Selinunte è il mio posto preferito, poiché è stato il luogo più lontano che ho raggiunto, una volta avuta la bicicletta (42 km). Inoltre la strada tra Tre Fontane (da dove io sono partita) a Selinunte è ricca di salite e un bel panorama. 

Ti alleni e gareggi con una squadra? Se sì, quale?
No, purtroppo non sono in nessuna squadra.
In Sicilia non c'è molto spazio per il ciclismo femminile. Ma due ragazze ragusane: Genny e Giusy Tumino, che stimo molto, sono riuscite, entrando in squadre maschili, a diventare molto forti e ora si trovano in una squadra del Nord Italia. 

Scrittura e bicicletta. Ma ti abbiamo visto indossare un kimono... 
Faccio karate da quando avevo otto anni. Anche questa passione è nata per caso ed è, insieme al ciclismo, la passione più bella che ho. Pratico questo sport a livello agonistico e ho conquistato il titolo di campionessa italiana 2018. Non so descrivere cos'è realmente per me il karate, posso dire soltanto che è passione, pura passione. 

Sei diventata Campionessa italiana di karate lo stesso giorno in cui lo Squalo si è preso la Milano San Remo!
Arrivai a Cervia il pomeriggio presto, chiamai mio padre e gli dissi di non chiamarmi se Nibali sarebbe andato in fuga, altrimenti mi sarebbe venuta troppa ansia. Posai il cellulare e iniziai la gara. Passate le selezioni per andare in semifinale e mi dissero che dovevo aspettare due ore prima di ricominciare la gara. Allora, spinta dalla curiosità, andai a prendere il cellulare per vedere cosa aveva fatto Vincenzo, ma poi pensai che era meglio non avere notizie. Alle 21.30 una volta vinta la finale, dopo la premiazione andai subito a prendere il cellulare, accesi la connessione dati e mi arrivarono mille messaggi da mille persone diverse, anche persone che non seguono il ciclismo. Tutti i messaggi dicevano la stessa cosa "Giada, hai visto? Che campione Nibali!". Il problema è che no, non l'avevo visto. Allora chiamai subito mio padre che una volta appresa la notizia della mia vittoria al campionato mi disse: "Nibali è stato troppo forte... ha vinto!" e mi raccontò tutta la tappa. Penso che quello sia stato il destino, che mi ha portato a vincere i miei primi campionati italiani lo stesso giorno della prima vittoria alla Milano Sanremo di Vincenzo Nibali. L'unico rimpianto di quel giorno è che duemila persone hanno visto la tappa in diretta, duemila persone... meno me. Naturalmente, arrivata in albergo mi rividi tutta la tappa.

Tuo papà è un super appassionato come te? Corre anche lui?
Lui era un super appassionato, poi Pantani è morto ed ha smesso di seguire il ciclismo, ma con Nibali ha ritrovato ciò che provava con Pantani e, ora che anche io sono molto appassionata, lui è  entrato ancora più dentro a questo sport. Lui è un runner, ma uscire in bici è la sua vera passione, è lui che mi accompagna quando mi alleno in bici.

Quanto tempo dedichi ai tuoi allenamenti di karate e di ciclismo?
Al karate otto ore alla settimana. Al ciclismo poco, in inverno sono uscita poche volte, l'estate scorsa tutti i giorni e farò altrettanto in questa, allenandomi più pesantemente.

Cosa c’è nella tua vita oltre allo sport?
La scuola (hahahaha). Sono al primo anno del liceo scientifico e quando non faccio sport, studio.  Ho anche tante amicizie e piccole passioni: ho studiato pianoforte e violino per tre anni.

Sei una ragazza molto giovane, ma sembri una tipa determinata e con le idee molto chiare. Come ti vedi nel futuro?
Non so immaginarmi nel futuro, ma spero di avere un ruolo nel team Bahrain Merida, magari come addetto stampa. 

A proposito di futuro, siamo padroni del nostro destino o dipendiamo da esso?
Siamo padroni del nostro destino. Bisogna portare avanti le proprie scelte e quando si capisce che sono sbagliate cambiare direzione e andare verso qualcos'altro. Quindi, penso che siamo noi a decidere il nostro destino, siamo noi che anni dopo anno, ci costruiamo il nostro "lieto fine".

La tua nomination (possibilmente avversaria) e la motivazione…Genny Tumino perché è una mia amica e perché in Sicilia è la più forte tra le ragazze.

Potete seguire Giada sul suo profilo Facebook “Giada Gambino” e su Instagram “giada.gambino.17”
Ilenia Milanesecicliste.eu
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