Il vergognoso fatto delle biciclette di Eva Lechner dimenticata in Italia in occasione del recente Europeo di ciclocross olandese, mi ha portato a fare un approfondimento sull’organizzazione della Nazionale azzurra del fuoristrada.
E’ bastata una semplice indagine giornalistica per far emergere alcune presunte verità allarmanti e destabilizzanti che vanno oltre all’immaginazione più pessimistica. Ovviamente non riporto le fonti e ci tengo a specificare che da questa indagine ho volutamente escluso le cicliste.
Userò, come da prassi, il condizionale anche per dare modo ai diretti interessati di rispondere e/o di contattarmi per i loro chiarimenti.
Ma cosa è avvenuto alla stella del ciclocross Italiano? Riporto le parole del suo DS Luca Bramati pubblicate da "tuttobiciweb":


«Sono davvero mortificato per Eva, che è l'atleta di punta di questa nazionale: è avvilente scoprire che non le sono pervenute le bici nuove per correre questo campionato Europeo. Eppure abbiamo deciso di chiudere in anticipo la stagione di MTB proprio per preparare questo appuntamento in maglia azzurra, abbiamo fatto lavorare il verniciatore la domenica per avere due bici nuove da sfoggiare e invece... le bici sono restate a Bergamo. Moralmente un brutto colpo per un'atleta che vuole giocarsi l'Europeo! Ho chiesto chiarimenti al CT (Scotti) e la risposta che mi ha dato è stata incredibile, mi ha detto che lui di lavoro non fa il trasportatore...».
E ancora: «Lo ripeto, mi spiace davvero per Eva: visto che a lei piacciono i cavalli, sarà la cavaliera azzurra senza cavallo! Come correrà? Sarà in gara con il muletto, ovvero con la bici da allenamento che utilizza abitualmente durante la sua permanenza in Belgio, e ne avrà una di ricambio grazie alla gentilezza di una delle sue compagne. Ma una campionessa come lei non meritava un trattamento così...»

Sembra che, a differenza di altre nazionali di ciclismo, il settore azzurro del fuoristrada sia in balia dell’improvvisazione e del disinteresse professionale. E naturalmente la Federciclismo sarà all’oscuro.
Mi soffermerò su alcuni punti cardine che ci faranno, spero, capire che si respira nell'ambiente del fuoristrada. Prendiamo i due CT:

> Fausto Scotti, Commissario Tecnico della Nazionale di Ciclocross;
> Mirko Celestino, Commissario Tecnico della Nazionale di Mountain bike.

Come tutti sappiamo, le Nazionali sono per gli atleti e per le atlete un passo fondamentale per la loro crescita sportiva, senza nulla togliere nulla al grande lavoro e alla professionalità dei Team che crescono con professionalità le nostre atlete e atleti. In Nazionale le motivazioni aumentano e questo permette ai CT di chiedere più sacrifici con la conseguenza dei grandi risultati.

Basti prendere i tecnici della Nazionale della Pista, Domenico De Lillo (il più medagliato) ed Edoardo Salvoldi per le ragazze della pista per capire quanto sia importante, se non fondamentale, il singolo tecnico per risollevare un intero movimento, decaduto e/o ignorato. Quest’ultimo (Salvoldi) è riuscito a portare alla stelle il ciclismo femminile su pista, divenuto il fiore all’occhiello del ciclismo azzurro.  

Mirko Celestino, ex ciclista professionista, adesso imprenditore. Si dice che il suo compenso si aggiri intorno ai 40/50.000 € all’anno. Una bella cifretta come secondo lavoro, non trovate?
Sembra, infatti, che sia poco presente alle gare e che selezioni i suoi atleti in base alle classifiche di rendimento e non sullo stato di forma degli atleti e atlete. Sembra anche che in occasione dell'ultimo Mondiale in Turchia, i team degli atleti selezionati abbiano finanziato la trasferta. Sembra anche che Mirko Celestino sia andato al Mondiale da solo senza i meccanici, i massaggiatori e gli accompagnatori.
Sembra anche che il segretario Mauro Centenaro, addetto a seguire tutte le trasferte per gestire le spese di tesoreria, sia all'improvviso ritenuto inutile. Guarda caso è mancato proprio in occasione della trasferta in Turchia... forse per timore del coronavirus? mah! Chi avrà fatto il suo importante lavoro?
A sostituire i meccanici ci hanno dovuto pensare i Team a loro spese. La Trek ha inviato Damiano Ferraro, la Torpado ha inviato Lorenzo Tenti e la Scott ha inviato *Simone Bortolotti. (* nome mancante - rettificato) 

Fausto Scotti, altro ex ciclista professionista, campione Italiano di ciclocross. Sembra che il buon Scotti, in occasione dei Mondiali di febbraio in Svizzera, abbia preso la strada di ritorno mentre la sua Nazionale maschile Elite fosse in gara. Sembra che sia stato chiamato per telefono ma che fosse già a 300 km di distanza dalla gara. Sembra eh.. se non fosse vero ciò che si mormora è bene che ce lo faccia sapere.

Ho dimenticato una parte importante che riguarda Eva Lechner: agli Europei del 2018 la stella Italiana è stata esclusa dalla nazionale da Scotti perchè ritenuta "vecchia" (progetto di ringiovamento). Peccato che nel 2019 ha poi conquistato il 2° posto all'Europeo di Silvelle. Unica medaglia! 
Se avessi saputo prima queste cose non mi sarei meravigliato della dimenticanza delle bici della nostra punta di diamante Eva Lechner.

Perché non ho chiamato i due CT per un’intervista prima di portare alla luce questi presunti fatti?
Perché quando scrivo alla FCI non rispondono mai. Mi sono scocciato, fino a quando non cambierà presidenza, di seguire le regole del codice deontologico con chi ignora i suoi doveri etici e Istituzionali. E non mi riferisco al mio lavoro di giornalista (democrazia partecipativa) ma a quando ero presidente di un team affiliato alla FCI.

Questi fatti dovrebbero far aprire d’ufficio un’indagine federale.  Ci rendiamo conto di come vengono gestite le Nazionali del fuoristrada?
E mi sono voluto fermare solo su questi questi argomenti, senza andare a coinvolgere i tesserati e i team.

Sembra quasi che i commissari tecnici siano indipendenti e incontrollati dai vertici della Federazione assente. Una FCI che quando riceve un esposto (vedi quello di Martinello sulla situazione delle ragazze della Pista) lo risolvono in fretta senza indagare più di tanto, comprendendo le esigenze personali degli accusati.
Ricordate il caso “Metoo cycling”? Il team tedesco Sunweb ha istituito il primo decalogo anti-abusi. E’ previsto anche che, In caso di “innamoramento” tra il DS e la Ciclista uno dei due deve lasciare subito il Team. 

Ci tengo anche ad entrare nella vicenda che ha portato alla morte del 22enne Giovanni Iannelli 
Tutte le istituzioni sportive si sono defilate e hanno cercato di nascondere l’accaduto. I Giudici nel loro referto hanno scritto “Nulla da segnale” mentre il ragazzo era ancora caldo per terra senza vita. Successivamente, la presidenza federale si è costituita avverso l’accusa per la doverosa e dovuta richiesta di risarcimento civile, in attesa del processo penale. Il ragazzo è deceduto a causa del mancato rispetto delle norme di sicurezza da parte degli organizzatori, condannati, per non essersi attenuti alla disposizione della obbligatoria sicurezza degli ultimi 150 metri finali, dalla Corte Federale con 8 mesi di squalifica e 1.000 € di multa.
Ecco quanto vale la vita di un giovane ciclista per la Federciclismo!
Per chi volesse approfondire la penosa vicenda può cliccare sul seguente link ma vi avviso, rimarrete basiti e sofferenti come lo sono io. Clicca qui

Una Federazione presente solo quando c’è da apparire per merito delle atlete e atleti che si sacrificano in condizioni svantaggiate e inadeguate in confronto ai loro avversari (le pistard si allenano in un velodromo sotto sequestro dalla Procura e quindi inaccessibile a chiunque).

E la signora Vittoria Bussi ha dovuto pagarsi di tasca sua i costi per tentare e ottenere il Record dell’Ora.
Una Federazione, come tutte le Federazioni, che impone in sistema al quale è difficile reagire per migliorarlo (una lancia a favore dei 2 CT). Perché? come dico sempre: “chi solleva il problema diventa il problema”.

Concludo questa prima indagine con una personale riflessione.
Criticare il comportamento di due bravi ex ciclisti professionisti mi addolora ma non si possono nascondere certi fatti. Si spera che parlare di queste situazione possa sensibilizzare chi di dovere. Mi rivolgo allo stimato Davide Cassani, responsabile tecnico di tutte le nazionali ed ex ostico avversario nel ciclismo, affinchè faccia chiarezza. Non voglio puntare il dito contro nessuno perchè troppo spesso la verità ha due facce ma i dati di fatto ci sono e sono deludenti.
Punto però tutte le dita delle mani verso una Federazione inesistente e inascoltata che non sa ottenere quel che il ciclismo si merita..

La storiella che non ci sono soldi è una vecchia novella metropolitana che non regge più, visto che per i dirigenti federali i soldi ci sono sempre. Non dico che dobbiamo raggiungere l’organizzazione delle Nazionali di calcio, anche femminile, ma almeno evitiamo di entrare a far parte dei paesi del terzo Mondo sportivo.

Non ci resta che sperare che con le prossime elezioni cambi totalmente la presidenza della Federciclismo. Io sarò sempre pronto per combattere le ingiustizie senza guardare in faccia a nessuno oltre che per promuovere lo sport più bello del Mondo.

Walter Pettinati

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