Dai ricordi d’infanzia agli obiettivi per il futuro, toccando la parità di genere nello sport e la sicurezza: scopriamo Chiara Perini.
13 novembre 2017 - Altro che pane e acqua... ciclismo e Fausto Coppi! Così è cresciuta Chiara Perini! Milanese - classe 1997 - ha accettato la nomination di Francesca Cauz e ci ha raccontato la sua storia.
“Ho iniziato a praticare ciclismo all'età di 6 anni, seguendo le orme di papà e zii.
Mio nonno era un grande tifoso di Fausto Coppi. Tutti in famiglia sono appassionati di ciclismo e, anche per me, da un gioco andare in bici è diventata passione.
Ho iniziato a pedalare con la squadra della mia città, il Velo Sport Abbiategrasso, per poi passare alla Biringhello da esordiente e alla Polisportiva Molinello Servetto di Cesano Maderno da allieva e juniores.
Lo scorso inverno mi ha contattato Giuseppe Lanzoni che mi ha dato l'opportunità di far parte di una grande squadra: la Giusfredi Bianchi.
È stato un anno fantastico, il migliore, e per questo non so come ringraziare tutto lo staff della Giusfredi e le mie compagne....
Si è creato un gruppo fantastico, unito, non solo compagne di squadra, ma molto di più.
Ho imparato tanto sia dal punto di vista tattico che atletico, ma sono consapevole che ho ancora molto da imparare.
Il ciclismo mi ha insegnato a non mollare mai, a tenere duro proprio quando vorresti mollare tutto, lottare giorno dopo giorno, a lavorare sodo e con determinazione per raggiungere un obbiettivo tuo e di squadra.”
Sei stata nominata da Francesca Cauz con la seguente motivazione: "È una ragazza giovane che può crescere ancora molto. Ha tutto da imparare e il prossimo anno potrà dire la sua!".
Cos’hai pensato appena ti abbiamo contattata e cosa ti ha portato ad accettare la nomination?
Mi ha fatto molto piacere ricevere la nomination da parte di Francesca Cauz, ho pensato che l'intervista fosse una bella occasione per farmi conosce.
La passione per il ciclismo è nata quando eri piccola e ti è stata tramandata dalla tua famiglia... qual è il tuo ricordo d’infanzia più bello che riguarda questo sport e la tua famiglia?
Non ho un ricordo in particolare delle categorie giovanili.
Ricordo con piacere i pomeriggi trascorsi nella pista della Ciclistica Biringhello a Rho, seguita dal DS Enrico Borghetti e gli allenamenti da Cesano Maderno verso il Ghisallo con Claudia Cretti e le sorelle Wackermann, con la maglia della Polisportiva Molinello guidate dal DS Pantaleo Leo che ci ha insegnato molto e a cui siamo ancora molte legate.
La mia famiglia ha fatto molti sacrifici per accompagnarmi a tutti gli appuntamenti.
Il ricordo più bello resterà tutto il tempo trascorso con loro e con gli amici.
Tuo nonno era un grande tifoso di Fausto Coppi... Cosa ti ha trasmesso questo suo grande tifo? Ti ha raccontato qualche aneddoto importante?
Mio nonno era un grandissimo tifoso di Fausto Coppi, titolare di una panetteria, seguiva il campionissimo in ogni sua gara.
Mi raccontava che anche i dipendenti erano spaccati in due tifoserie, Coppi e Bartali, e che prima di ogni gara partivano le scommesse.
Il 4 gennaio del 1960, anche mio nonno con alcuni amici partecipò al funerale di Coppi. Mi raccontò di una giornata freddissima, nebbiosa e con ancora la neve ai lati della strada. Nonostante questo erano in miglia a dargli l’ultimo saluto... un fiume di gente seguiva il feretro. A mio nonno rimase impresso il silenzio surreale di quel mare di persone che, ancora incredule, salivano a piedi verso Castellania.
Due anni dopo, nel 1962, nacque mia mamma e mio nonno volle chiamarla Marina, proprio come la figlia del campionissimo.
Chi è il tuo idolo e a chi ti ispiri? Cosa ti piace di lui?
Il mio idolo è Alejandro Valverde.
È un uomo da classiche e da grandi giri, riesce ad essere competitivo da inizio a fine stagione ed oltretutto è un corridore completo, va forte nelle salite lunghe, ma anche negli strappi brevi e in una volata ristretta riesce a dire la sua.
Quali doti o caratteristiche non devono mancare a una donna ciclista?
Ci sono molte doti che una ciclista deve avere.
Lo spirito di sacrificio, l'amore per questo sport, ma quella più importante a mio parere è la fantasia, senza di essa sarebbe uno sport noioso.
I DS legano le ragazze a tattiche di squadra sin dalle categorie giovanili, alla ricerca della vittoria o del piazzamento. Così facendo secondo me si toglie la possibilità alle ragazze di pensare con la propria testa, di agire di conseguenza e quindi anche a volte di sbagliare.
Quali ad una compagna di squadra?
Ad una compagna di squadra non deve mai mancare la simpatia, perché il ciclismo è uno sport a tratti duro e una compagna che ti fa tornare il sorriso dopo una delusione è fondamentale.
Ti dedichi solo al ciclismo su strada? Cosa ti piace di questa disciplina?
Mi dedico maggiormente al ciclismo su strada, anche se in inverno pratico anche Mountain-bike, che amo perché riesco a immergermi nella natura.
Del ciclismo su strada mi piace il fatto che ti permette di conoscere persone nuove. A inizio allenamento parti sola, ma sai che lungo la strada troverai sempre qualcuno con cui condividere il percorso. Riesce a farti esplorare posti nuovi, anche se alcune volte lo sforzo è talmente tanto che tutto passa in secondo piano.
Il traguardo che porti nel cuore e perché?
Il traguardo che porto nel cuore non è una corsa in particolare. Il fatto di essere riuscita a far parte di un team professionistico e di aver partecipato alle più importanti corse del calendario mondiale è per me già un traguardo importante che porterò nel cuore, al di là di come andrà la mia carriera.
L’ostacolo più grande per le atlete in Italia è la loro esclusione dal professionismo sportivo previsto dalla Legge n. 91/1981. Perché secondo te è così difficile nel nostro Paese riformare una normativa obsoleta che è causa di una disparità di trattamento tra i due sessi?
A mio parere non si ha l'interesse di riformare questa normativa, altrimenti questo cambiamento ci sarebbe già stato.
Prima di fare questo grande salto sarebbe opportuno avere delle solide fondamenta su cui ristrutturare il mondo del professionismo femminile. Come possiamo pensare di parlare di professionismo femminile se nel 2017 le squadre sono costrette a chiudere per mancanza di sponsor e le ragazze che hanno la voglia di continuare sono in difficoltà a trovare squadra? La crisi economica non facilita le imprese ad investire nel ciclismo femminile e la poca visibilità che ha il ciclismo femminile in TV non aiuta di certo.
Ancora troppo spesso chi utilizza le due ruote come mezzo di trasporto o per sport è vittima di incidenti. Ricordiamo che sulle nostre strade si registra il bollettino di guerra di un morto ogni 35 ore. Cosa bisognerebbe fare secondo te per fare un passo in avanti sul tema della sicurezza stradale per salvaguardare la vita dei ciclisti?
Cambiare il modo di pensare di migliaia di persone che ci vedono come un intralcio è molto difficile.
Bisognerebbe sensibilizzare maggiormente sul fatto che aspettare 10 secondi in più può salvare la vita di una persona e evitare di distruggere due famiglie.
Oltre alla poca sensibilità esiste un problema di base che riguarda le strade, dato che in Italia esistono pochissime piste ciclabili e questo ci vede costretti a viaggiare sulla carreggiata.
L'Italia dovrebbe prendere esempio dall’Olanda, dove le città sono collegate tra loro con piste ciclabili, permettendo alle persone di spostarsi in tutta sicurezza.
Oltre a dedicarti al ciclismo, cosa fai e cosa ti appassiona?
Quando scendo dalla bicicletta, aiuto mia sorella nello studio di amministrazione condominiale e mio papà nell'azienda agricola di famiglia.
Il tempo libero scarseggia, però mi piace passarlo in famiglia, magari facendo una passeggiata all'aria aperta.
Qual è il tuo prossimo obiettivo da ciclista e da donna?
Spero di riuscire a togliermi qualche bella soddisfazione già da quest'anno.
So che in questa categoria ci vuole tempo per emergere, ma la grinta e la determinazione non mi mancano.
In futuro mi piacerebbe vincere una grande classica come il giro delle Fiandre o le Strade bianche, ma la strada per arrivare a questi livelli è ancora lunga.
La tua nomination e la motivazione?
Nomino Rachele Vittoni perché è una ragazza giovane, che ha molto talento. In salita va veramente forte, e tra qualche anno potrebbe dire la sua al Giro Rosa!
Ilenia Milanese
cicliste.eu
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