Quali sono gli ostacoli da superare di una donna èlite? Francesca Cauz, raccontandosi, ci spiega perché non si è arresa e ci ricorda la sua compagna Chiara Pierobon.
19 ottobre 2017 - Francesca Cauz - classe 1992 - ha iniziato a correre in bici quando aveva 7 anni, seguendo le orme di zii, nonni e papà. “Ho iniziato da giovanissima al Veloce Club San Vendemmiano per passare poi al G.S. Verso L'Iride nella categoria esordiente fino a juniores.
Nel 2011 sono passata "pro" con Lucio Rigato alla Top Girls Fassa Bortolo dove sono stata fino al 2014, raggiungendo i miei migliori successi. Poi ho fatto due stagioni alla Alé-Cipollini e in quest'ultimo anno la mia squadra è la Giusfredi-Bianchi.
Lo scorso anno non ho praticamente mai corso perché avevo deciso di smettere, ma ho capito che questa passione è troppo grande e senza bici non so stare!
Con molta fatica ho ricominciato con il ciclocross lo scorso inverno per riprendere un po’ il ritmo.
Questa disciplina la pratico circa ogni inverno da quando avevo 12 anni e la utilizzo come preparazione, insieme all’allenamento in palestra e alla corsa a piedi. Durante la stagione estiva pratico strada e mi alleno ogni giorno.
Questo sport richiede molto tempo.
Le ore di allenamento e le gare ti fanno sacrificare il tempo da dedicare agli amici.
Pratico il ciclismo da quando ero piccola, ho dovuto qualche volta fare delle rinunce e a volte mi pesava non poter andare in discoteca o in giro alla domenica come le mie amiche. Solo con il passare del tempo ho capito che non era più una rinuncia perché quello che volevo fare era impegnarmi e cercare di migliorare il più possibile per ottenere dei bei risultati! Poi quelle cose non mi passavano nemmeno più per la testa perché non mi interessavano.
Ho fatto l’alberghiero ad indirizzo turistico. Da un anno e mezzo convivo con il mio ragazzo e gestisco un bed&breakfast in una villa del ‘500: Villa Carli a Stevená di Caneva, proprio dove vivo…. La scuola che ho fatto mi è servita alla fine! ?”
Il fatto che la bici sia una tradizione della tua famiglia, in cosa ti ha facilitato e, se lo ha fatto, in cosa ti ha ostacolato durante la tua carriera?
Sicuramente la mia famiglia mi è sempre stata vicina in questo sport, incoraggiandomi, anche se a volte poteva essere quasi un’"ossessione".
L’anno scorso la tua “pausa di riflessione”.
Cosa in particolare ti aveva spinto a smettere? E in quel periodo, del ciclismo, cosa in particolare ti mancava?
Lo scorso anno avevo deciso di smettere perché non riuscivo più ad essere quello che volevo…. Non riuscivo più a fare le cose come "una volta" e tutto questo non mi veniva più spontaneo, ma difficile! Ogni cosa la vedevo come una negatività, la bici non mi divertiva più…. Non riuscivo a mantenere un'alimentazione adeguata come in precedenza e mi arrabbiavo con me stessa, tanto da decidere di smettere!
I miei genitori e familiari poi mi vedevano molto cambiata, anche fisicamente, e non vedendomi più felice mi diedero la spinta finale per fare questa scelta.
Una passione talmente grande che ti ha fatto ritrattare la decisione di lasciare…
Una passione fatta di…
È per merito del mio ragazzo che sono riuscita a riprendere la bicicletta. Mi ha fatto capire che non era la bici quello che mi faceva star male e che forse c'era altro….
Posso dire che se ho ripreso devo ringraziare lui, anche se poi mi risponde che la fatica maggiore l’ho fatta io pedalando.
Il ciclismo è uno sport molto faticoso, che richiede impegno e dedizione, ma quando raggiungi qualche successo prefissato - o non - la soddisfazione è talmente grande che ti dimentichi di tutte le fatiche passate! (Anche se le sconfitte sono sempre in maggioranza rispetto i successi!?)
Che cosa hai provato risalendo prima in sella alla bici da ciclocross e tornando poi a fare la scalatrice su strada?
Ho deciso di riprendere dal cross sicuramente per il clima più tranquillo e perché la squadra con cui lo facevo (e con cui lo pratico tuttora) non mi dava nessuna pressione. Tutto quello che riuscivo a fare per loro andava bene ?.
Nel 2011 sei passata da junior a élite nel team Top Girls Fassa Bortolo, con cui sei stata fino al 2014. Periodo in cui sono arrivati i tuoi migliori risultati.
Nel passaggio di categoria, cos’è cambiato? Hai trovato delle difficoltà o è stato semplice?
Quando sono passata élite nel 2011, il ciclismo per me era diventato un lavoro vero e proprio. Zero vita sociale. In testa avevo solo bici, allenamenti, preparazioni e risposo e mi concentravo solo su quello. Io ero una delle più piccole e cercavo di apprendere il più possibile, sia dalle mie compagne di squadra, che dalle avversarie in gara anche perché le gare erano totalmente diverse da prima.
In cosa erano diverse le competizioni?
Da allieva e juniores le gare erano solo in Italia, non ci allontanavamo molto dal triveneto o dalla Toscana.
Passando di categoria, le gare in Italia erano - e sono ancora oggi - molto poche!
Le gare per le élite sono soprattutto all’estero e questo significa mettersi sempre in competizione con avversarie forti provenienti da tutto il mondo, oltretutto su percorsi nuovi - visto che, oltre alle classiche salite e discese asfaltate, influenzavano molto anche altri fattori come il pavè, il vento o tratti in sterrato.
La tua passione ciclistica ha interferito nella scelta dell’indirizzo di studio che hai intrapreso e nel tuo attuale lavoro?
La scuola l’ho scelta perché mi piaceva. Non sono stata influenzata da nessuno, anche se potrebbe sembrare, dato che la mia famiglia (nonni, mamma e zii) ha quattro ristoranti. Posso dire quindi che la scelta mi è stata in qualche modo facilitata.
Riesci a gestire facilmente gli impegno ciclistici, il tuo lavoro e la tua vita privata?
Da quando sono andata a convivere con il mio ragazzo (poco più di un anno ormai) gestisco un b&b. Ora non faccio più la ciclista a tempo pieno perché quello che guadagnano le donne non è sufficiente per poterci vivere. Faccio comunque il meglio possibile!
Ora come ora non mi privo di nulla e, certamente nei limiti consentiti, se mi va di fare qualcosa non mi tiro indietro ?.
Credi che questo sport sia limitativo per una donna? Se sì, in quali aspetti e se no, per quale motivo?
Sia dal punto di vista fisico che psicologico, penso che porti ad un livello molto stressante una donna.
Richiede di essere sempre all’altezza per dare il massimo delle prestazioni e per una donna l’estetica è molto importante.
Per te una compagna di squadra speciale… Chiara Pierobon!
Chiara era una mia cara amica non solo negli allenamenti, ma anche fuori.
Ci siamo conosciute con il G.S. Verso L'Iride dove abbiamo trascorso una stagione insieme, poi l’anno successivo ci siamo ritrovate alla Top Girls Fassa Bortolo e siamo state insieme per ben tre anni.
Ricordo molto bene gli allenamenti, le gare, i ritiri e le fatiche… lei, con il suo modo di fare, ci aiutava a superare le difficoltà e a non scoraggiarci mai!
Il ricordo più bello resterà senza dubbio la nostra vacanza: io, Chiara e Irene Bitto siamo andate in crociera insieme. Il divertimento, le escursioni e le risate rimarranno per sempre nel nostro cuore….
L'ultimo ritiro insieme a lei è stato a Livigno.
Non potrò mai scordare tutto l’impegno e la passione che ci metteva nel ciclismo e negli allenamenti per raggiungere i suoi obbiettivi.
Chiara è ricordata anche nella biografia: “L’azzurro va oltre il destino”.
Il libro, scritto da Gian Marco Mutton, verrà presentato in Villa Farsetti a Santa Maria di Sala (VE) sabato 2 dicembre 2017 alle ore 16:30.
Francesca è…
una ragazza come tante altre… con i suoi pregi e difetti.
È all’impatto timida, ma determinata dove vuole! Molto testarda e vuole arrivare dove si prefissa.
Francesca sogna…
di realizzarsi….
E se nel ciclismo non succederà, accadrà nel lavoro e nella vita di ogni giorno!
La parte più difficile è prendere la decisione di agire… il resto è nelle tue mani! Proprio come il manubrio della bicicletta! ??♀️
Per le interviste di cicliste.eu, CHI VUOI NOMINARE?
"Nomino Chiara Perini perché è una ragazza giovane che può crescere ancora molto. Ha tutto da imparare e il prossimo anno potrà dire la sua!"
Ilenia Milanese
cicliste.eu
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