Vercelli, 24.04.2018 - Imparare ad andare in bicicletta ancora prima di essere capaci a camminare correttamente; questo è l’inizio della storia su due ruote per Letizia Paternoster, la diciannovenne neo pro con l’Astana Women’s Team.
Partiamo da come è nata la tua passione per il ciclismo.
A dir la verità non saprei come rispondere. Non è nata perché qualcuno nella mia famiglia era appassionato per la bicicletta, anzi. Ho imparato ad andare in bici senza le rotelle ancora prima di poter camminare correttamente. Non so come sia stato possibile, probabilmente è stato così perché si è trattato di una passione innata. Quando ero a casa da piccola e i miei genitori mi accendevano la televisione per farmi vedere i cartoni animati, io chiedevo loro di cambiare canale: volevo vedere i corridori andare in bicicletta e mi piaceva moltissimo.
Quest’anno sei approdata tra le Elite con la Astana women’s team, come ti trovi nel team?
Devo dire che mi trovo molto bene nella mia nuova squadra, sia con le compagne di squadra che con tutto lo staff del team. Tutti appoggiano le mie scelte e mi lasciano tranquilla in un anno che per me è e sarà molto impegnativo, sia in sella che a scuola. Stefano Franco, il mio allenatore che mi segue fin da quando ero nelle categorie giovanili, mi aiuta molto: in primis come persona e poi anche come atleta.
A giugno avrai anche la maturità: come riesci a conciliare le due attività?
In fondo basta solo un pizzico di voglia. Molte volte si sente dire che scuola e sport non combaciano tra loro ma ritengo che non sia così. Basta impegnarsi a pieno in tutto ciò che si fa: i professori ad esempio si accorgono se un alunno prende la scuola sotto gamba oppure no. Ho sempre dato il massimo anche tra i banchi di scuola e i miei docenti mi hanno sempre aiutata e supportata.
Cosa pensi invece del trinomio testa-cuore-gambe?
Ritengo che sia il miglior modo per descrivere il ciclismo. Le difficoltà in bici sono sempre dietro l’angolo e bisogna essere sempre pronte ad affrontarle. Le gambe contano fino ad una certo punto: prima iniziano a far male, poi mano a mano l’energia manca. Lì entra in gioco la testa che deve comandare e spingere il proprio corpo a tenere duro e anche ad andare oltre i propri limiti. Tutto ciò però penso che non sia possibile senza un pizzico di cuore, di passione, che accompagnano e rendono possibile tutto ciò.
Alla luce di ciò che hai appena detto, secondo te si può parlare allora di “sacrificio” in bicicletta o non è il termine più appropriato?
Sacrificio comporta sicuramente anche qualcosa di negativo e vuoi o non vuoi questo fa parte del gioco: i periodi difficili sono all’ordine del giorno e superarli non significa sacrificio, significa tener duro. Quando mi alzo la mattina penso “caspita sto facendo quello che più mi piace”. Quindi no, non si può parlare di sacrificio ma piuttosto di una corsa ad ostacoli per raggiungere i propri sogni.
E quali sono i prossimi obiettivi di questo tuo sogno?
Prima di tutto superare la maturità. Una volta fatto ciò allora sarà tutto un po’ più in discesa. Mi preparerò sicuramente per i campionati europei U23 ed Elite su pista e poi per quelli U23 su strada, che saranno distanziati tra loro da pochi giorni.
Grazie a Letizia Paternoster per il tempo dedicatoci e buon proseguo di stagione.
Gloria Manzoni
Foto: Pellegrini di Cles